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Il coordinatore della UIL Taranto, Pietro Pallini, insieme alla responsabile dello sportello Centro Ascolto Mobbing e Stalking UIL TARANTO, Antonia Maselli, coadiuvata dall’avvocato Daniela Lafratta, esperta in diritto antidiscriminatorio e violenza di genere, e con la dott.ssa Federica Tinelli, psicologa e psicoterapeuta, presenteranno il nuovo Centro di Ascolto Mobbing e Stalking UIL di Taranto durante una conferenza stampa che si terrà sabato 16 marzo 2024 alle ore 9:30 presso la Confederazione sita presso il Piazzale Bestat n° 2 al terzo piano.
Il Centro di Ascolto Mobbing & Stalking della UIL Taranto rappresenta un importante passo avanti alla prevenzione delle violenze nella nostra comunità. La presenza di professionisti qualificati, quali avvocati esperti in diritto antidiscriminatorio e violenza di genere e psicologi specializzati, garantirà un supporto completo e competente alle vittime di mobbing e stalking.
Durante la conferenza stampa, saranno resi noti tutti i dettagli relativi alla funzionalità del Centro di Ascolto Mobbing & Stalking, incluso il tipo di assistenza offerta, le modalità di accesso e gli obiettivi principali del servizio. La presenza e l’impegno della UIL Taranto nel promuovere la tutela dei diritti e la prevenzione delle violenze di genere dimostrano la sua costante volontà di essere un punto di riferimento per la comunità locale.
Le organizzazioni sindacali, e il segretario generale della UILTRASPORTI TARANTO, Carmelo Sasso, hanno risposto alle dichiarazioni del presidente di Kyma Ambiente, sollevando la questione dei licenziamenti e chiedendo una revisione della decisione.
“Siamo lieti di apprendere dalle parole del Presidente di Kyma Ambiente, Giampiero Mancarelli, che l’azienda sia stata finalmente salvata. Considerando queste affermazioni, alle quali attribuiamo pieno credito, e tenendo conto delle osservazioni dell’AGCM riguardo alla grave carenza di personale che ostacola la piena erogazione dei servizi affidati in house, il Presidente non potrà che concordare con noi sull’importanza di revocare la procedura di licenziamento collettivo avviata lo scorso ottobre”.
Queste sono le parole dei rappresentanti di Uiltrasporti, Fiadel, FP CGIL, FIT CISL, SIULS e Usb, in risposta alle recenti dichiarazioni del presidente di Kyma Ambiente, che ieri ha dichiarato sulla sua pagina Facebook: “Abbiamo salvato l’azienda a settembre dello scorso anno con un’azione mirata e incisiva. Se dopo un anno di allarmi i conti dell’azienda migliorano e vengono rispettati gli impegni con il Comune di Taranto (prestito da 2,5 milioni di euro) e con i creditori, significa che si sta cercando la distruzione di questo patrimonio per fini politici”.
Tali dichiarazioni sono state fatte dopo una seduta del Consiglio comunale in cui i vertici dell’Amiu sono stati duramente attaccati anche dagli esponenti della precedente maggioranza, e in cui è stata presentata una mozione per il rinnovo del management della partecipata.
“Se l’azienda è effettivamente salva”, rispondono le organizzazioni sindacali alle parole di Mancarelli, “la procedura di licenziamento collettivo, attualmente ancora in corso e prorogata d’accordo tra le parti, non ha più ragione di esistere. Domani, durante l’incontro presso la sede della società alla presenza di ARPAL PUGLIA, ci aspettiamo che l’azienda revochi la procedura, poiché cessate, se mai esistite, le motivazioni alla base di essa”.
Nella giornata di oggi 8 marzo 2024, oltre 2000 dipendenti Enel in Puglia hanno aderito allo sciopero generale nazionale indetto da FILCTEM CGIL, FLAEI CISL – UILTEC UIL.
La protesta a Taranto si è concentrata principalmente fuori dalla sede Enel di Talsano, caratterizzata da un presidio che ha visto la partecipazione di un centinaio di lavoratori, accompagnati dal segretario generale della UILTEC TARANTO Amedeo Guerriero e dal responsabile della UILTEC per Enel, Damiano Catapano.
La UILTEC ha espresso le proprie preoccupazioni riguardo alla direzione che sta prendendo Enel in Italia, richiedendo che l’azienda diventi la protagonista della transizione energetica e digitale nel Paese. Guerriero e Catapano hanno sottolineato che lo sciopero non mira a rivendicare aumenti salariali, bensì è motivato dalla forte preoccupazione per il focus esclusivo dell’azienda sugli aspetti finanziari a discapito dell’occupazione, della qualità del servizio e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Secondo i rappresentanti sindacali, l’azienda si sta concentrando esclusivamente sugli aspetti finanziari, trascurando l’occupazione, la qualità del servizio e la sicurezza sul lavoro. Guerriero e Catapano hanno dichiarato che con l’insediamento del nuovo management, si stanno proponendo solo operazioni di riduzione dei costi a scapito degli investimenti e della vera missione dell’azienda: erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini.
Le principali preoccupazioni riguardano la mancanza di un piano concreto per il superamento del fossile e l’implementazione delle nuove tecnologie green. Inoltre, si denuncia una gestione caotica dell’organizzazione del lavoro, che si riflette in una sotto organico ormai cronica e che compromette la sicurezza dei lavoratori e del sistema elettrico italiano.
Le conseguenze previste sono gravi, con un’importante diminuzione degli standard di qualità e sicurezza della rete elettrica, con un possibile incremento degli infortuni sul lavoro. Ciò potrebbe avere conseguenze negative sulla qualità e sulla continuità del servizio elettrico, mettendo a rischio blackout sempre più frequenti.
Lo sciopero odierno rappresenta un grido d’allarme nei confronti della politica, del Governo e del Parlamento. L’Enel, come azienda che vive grazie alle bollette degli italiani, ha la responsabilità di operare a favore del sistema Paese, delle imprese e dei cittadini.
In Italia, il sistema dei diritti è sotto attacco incessante da oltre un decennio, a causa di contesti finanziari instabili, la pandemia, i conflitti Russo-Ucraino e Israelo-Palestinese, uniti alle forti tensioni in Mar Rosso. Questi fattori hanno prodotto e continueranno a produrre pesanti riflessi, rendendo inevitabile la riflessione su modelli che hanno caratterizzato la nostra vita dal secondo dopoguerra ad oggi. A peggiorare la situazione, il pesante debito pubblico italiano, che supera i 2860 miliardi (145% del PIL).
La UIL ritiene che l’unica soluzione sia ripartire attraverso il lavoro, promuovendo un lavoro di qualità.
Nel Mezzogiorno le cose vanno male, e in Puglia, specialmente a Taranto, la situazione si aggrava. Dei 39 tavoli di crisi in Puglia, ben 9 sono a Taranto, coinvolgendo complessivamente 10526 lavoratori. Questi dati drammatici si accompagnano a un tasso di disoccupazione del 12,1% in Puglia e del 13,3% a Taranto, mentre sul fronte dell’occupazione, i numeri sono rispettivamente del 42,6% e del 38,4%.
Il dato sulla cassa integrazione ordinaria rivela che il 34% del totale in Puglia appartiene a Taranto. Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria nel 2023, su 19.305 posizioni aperte in Puglia, 11.208 riguardano Taranto, corrispondenti al 58,6% del totale.
Quando i tavoli di crisi a Taranto si dichiarano risolti, spesso significa che le aziende si sono ritirate, lasciando dietro di sé macerie, impoverimento e un esercito di lavoratori ex. Dai 134 lavoratori della ex Marcegaglia ai 44 della ex Miroglio, ai 40 in cassa integrazione per l’Area di crisi complessa dell’Ex Cementir, fino ai 109 delle tessiture di Mottola ex Albini. La situazione non è migliore neanche per i 330 lavoratori portuali della ex TCT, con l’ammortizzatore sociale che scadrà entro fine marzo 2024, e per gli oltre 1.600 lavoratori dell’ex Ilva in cassa integrazione straordinaria dal 2018.
La vicenda dell’ex Ilva ha recentemente visto la conclusione triste dell’amministrazione straordinaria, mettendo in luce l’allarme lanciato dalla UIL da anni sulla gestione industriale di Arcelor Mittal, giunta al capolinea di un viaggio mai iniziato. È ora essenziale, oltre a fermare la brusca discesa, fare chiarezza su quanto è accaduto e, soprattutto, su quanto non è accaduto e avrebbe dovuto accadere. Manca una politica che si assuma veramente le responsabilità delle scelte, coniugando i sacrosanti diritti individuali.
È ancor più doloroso notare che senza il prestito di 320 milioni da parte dello Stato, si sarebbe già parlato di deserto industriale, con un altro esercito di ex lavoratori delle Acciaierie d’Italia e dell’indotto per oltre 15.000 lavoratori, solo a Taranto. Centinaia di aziende dell’appalto sono sull’orlo del fallimento, minacciando licenziamenti.
A Taranto, l’assenza di un tavolo di discussione e confronto ha portato alla ripetizione degli stessi problemi della vicenda Ferretti. Dopo tre anni di autorizzazioni e parziale finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’investimento è andato a monte. La UIL aveva precedentemente lanciato l’allarme sull’attività imprenditoriale dei grandi gruppi industriali, spesso in contrasto con la burocrazia locale e le mutevoli condizioni di mercato. La mancanza di un investitore, nonostante le autorizzazioni ottenute, ha portato alla perdita di oltre 200 posti di lavoro diretti e di un importante indotto nel settore della cantieristica navale, evidenziando il silenzio del Gruppo Ferretti sulle promesse non mantenute.
L’idea di abolire la legge 145 del 30.12.2018, che avrebbe istituito a Taranto l’Istituto di Ricerche “Tecnopolo del Mediterraneo” con un finanziamento iniziale di 9 milioni di euro, è da rivalutare rapidamente. Anche se i fondi sono stati ridotti a 3 milioni nel corso del 2023, si può ancora razionalizzare l’uso di queste risorse, soprattutto considerando l’opportunità di utilizzare il 65° Deposito Territoriale dell’Aviazione Militare, dismesso nel 2018, come sede per l’istituto. Questa soluzione permetterebbe di evitare ulteriori sprechi di tempo, consumo di suolo e risorse, e potrebbe fungere da motore per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile a Taranto. È essenziale riconoscere gli errori e agire prontamente per correggerli. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di politica capace di gestire i profondi cambiamenti che ci circondano, comprendendo le sfide poste dall’innovazione e dall’intelligenza artificiale.
L’Italia si trova di fronte a una sfida demografica significativa, con stime che indicano una perdita di 8 milioni di abitanti entro il 2080, e il Sud e le Isole hanno già perso oltre 1 milione di abitanti tra il 2011 e il 2023. La situazione è particolarmente critica in Puglia, dove in un solo anno sono stati persi 15.000 residenti, con Taranto che rischia di estinguersi, data la bassa natalità e l’alto tasso di mortalità.
La perdita di popolazione comporta la riduzione dei servizi essenziali per i cittadini, soprattutto nel settore della sanità. La UIL ha sottolineato la necessità di un nuovo paradigma industriale per Taranto e per l’intero Paese, che ponga la città come esempio di innovazione e sviluppo sostenibile. Si propone un modello industriale e sociale diverso, capace di aumentare i salari e ridurre le ore di lavoro, prendendo spunto da alcune realtà europee che hanno adottato con successo questa strategia.
La UIL si impegna a confrontarsi su una vasta gamma di temi, compresi ambiente, energia, sicurezza, salvaguardia della manifattura e del made in Italy. Il sindacato sostiene il ritorno al centro della scena delle persone, mettendo l’accento su un nuovo modello di società equa che garantisca pari diritti e opportunità per tutti i cittadini.
Pietro Pallini
coordinatore generale UIL TARANTO
🔵 Oltre 1500 persone si sono riunite stamane presso il teatro Brancaccio in Roma per celebrare il 74º anniversario dell’attività della UIL nella difesa dei diritti dei Lavoratori delle Lavoratrici e delle Persone.
☝🏼 L’assemblea è stata oltre un momento di festa, anche e soprattutto l’opportunità per una riflessione profonda sui temi cruciali che affliggono il nostro contemporaneo. Tra questi, un focus particolare è stato posto sugli 𝙞𝙣𝙘𝙞𝙙𝙚𝙣𝙩𝙞 𝙨𝙪𝙡 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙤, una piaga che continua a mietere vittime quotidiane in un Paese che ancora deve fare molto per prevenirli e tendere a Zero come é da tempo il nostro obiettivo.
‼️ Il tema centrale dell’assemblea è ruotato intorno al fenomeno dei “𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙛𝙖𝙣𝙩𝙖𝙨𝙢𝙞”: coloro che, nonostante il loro contributo al mercato del lavoro, restano privi di tutele e spesso costretti a vivere con salari minimi e contratti precari.
💙 Ancora una volta abbiamo preferito dare la parola alle Persone. Decine le testimonianze di Lavoratori e Lavoratrici presenti, che provenienti da ogni angolo d’Italia, hanno fatto eco nell’ampio auditorium del Brancaccio. Chiara, Cristina, Carlo, Pamela e Alessandro hanno condiviso le loro storie di frustrazione e angoscia, dipingendo il quadro vivido di una realtà quotidiana, la loro, ma non solo, poiché vissuta da milioni di italiani.
🫵🏼 I 𝒓𝒂𝒄𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒑𝒖𝒈𝒏𝒊 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒔𝒕𝒐𝒎𝒂𝒄𝒐, 𝒅𝒊 𝒔𝒂𝒍𝒂𝒓𝒊 𝒅𝒂 𝒇𝒂𝒎𝒆 𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒂𝒕𝒕𝒊 𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒆 𝒆 𝒔𝒊𝒕𝒖𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒊𝒏𝒅𝒆𝒈𝒏𝒆 𝒅𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒛𝒐 𝒎𝒊𝒍𝒍𝒆𝒏𝒏𝒊𝒐, hanno messo in luce le difficoltà che molti giovani e meno giovani affrontano nel mondo del lavoro, evidenziando la necessità di interventi urgenti per garantire condizioni dignitose e sicure per tutti i Lavoratori e le Lavoratrici.
Chiedono alla UIL aiuto, e la UIL è in dovere oltre al dar voce, a far sì che questo triste stato di fatti cessi definitivamente.
👤 Per questo, dalle parole dirette e inequivocabile pronunciate da Pierpaolo Bombardieri, la UIL ha oggi annunciato che il tema dei lavoratori precari sarà al centro dell’agenda sindacale per il 2024, per mettere in campo azioni concrete tese ad affrontare queella che oramai è divenuta un’mergenza sociale.
💙I 74 anni della UIL al teatro Brancaccio non è stato dunque solo un momento di celebrazione, ma abbiamo voluto fosse un richiamo alla responsabilità collettiva nel garantire un futuro dignitoso e sicuro per tutti i Lavoratori e le Lavoratrici del nostro Paese.
Sono pronti alla mobilitazione i cittadini che ieri sera hanno partecipato all’assemblea promossa da CGIL e UIL sul tema delle cartelle pazze relative alla quota di co-partecipazione da parte dei fruitori del servizio ai costi per l’assistenza domiciliare integrata di ADI e SAD.
Dopo il parziale dietrofront dell’amministrazione comunale che si era detta disponibile a ritirare cartelle di riscossione a volte com pregressi anche mille euro, gli utenti sono stati costretti a fare i conti con la realtà.
Conti veri e propri – dicono i referenti della CGIL e della UIL, Ronsisvalle e Eramo – Perchè quella variazione al Regolamento comunale, avvenuta senza nessuna interlocuzione con i sindacati, di fatto arriva su finanze famigliari già pesantemente compromesse dai “costi” imposti dalla fragilità. E il Comune che fa? Al posto di venire incontro ai suoi cittadini più “deboli”, continua a pretendere “minaccioso” il pagamento di spettanze per circa 25mila euro complessive (così come ci viene riferito in Commissione Servizi del Comune di Taranto – ndr): meno di tanti finanziamenti a pioggia allocati sul capitolo dell’intrattenimento.
Dunque la questione, per CGIL e UIL, non è solo economica ma anche di priorità politica nelle scelte che riguardano il governo del territorio.
Alla luce di questa situazione, con 350 famiglie e 60 operatori socio sanitari legati a doppio nodo a questa decisione politica è opportuno domandarsi qual è la ratio, ma anche l’orizzonte ideale, il DNA che questo ente continua ad avere sul fronte della giustizia sociale e dell’individuazione delle priorità – scrivono ancora Ronsisvalle e Eramo.
Infine il diktait.
Quelle richieste di pagamento vanno ritirate e va cambiato il regolamento comunale di accesso a servizi indispensabili per persone che misurano anche il grado di maturità e inclusione della comunità in cui vivono, dalla possibilità di rimanere dignitosamente cittadini – sottolineano i rappresentanti di CGIL e UIL – Se questo non accadrà il fronte si sposterà in piazza.
All’Assemblea cittadina di ieri, organizzata da CGIL e UIL, hanno partecipato anche i rappresentanti di molte associazioni del territorio
