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“Gravissima la posizione assunta dalla multinazionale nell’essersi sottratta alla sottoscrizione del capitale per ulteriori 320 milioni. Gravissima, ma, del tutto prevedibile sull’analisi attenta dei fatti. Non ci sarebbe stato certo da sorprendersi sul reale intento di ArcelorMittal rispetto al rilancio della siderurgia a Taranto e in Europa. Annunci e promesse mai mantenute, dinanzi a scuse e negazione della realtà. Ieri è stata la dimostrazione reale di che, e cosa ArcelorMittal vorrebbe da Taranto. Tutto e il contrario di tutto che sta ridicolizzando l’Italia dinanzi al resto del mondo sull’incapacità di spezzare il ricatto che da oltre sei anni va avanti”. Così il coordinatore della UIL di Taranto Pietro Pallini sull’incontro svoltosi nella giornata di eri tra governo e i vertici di ArcelorMittal.
“Dopo il pasticcio dei Patti parasociali del 2020, – incalza Pallini – dove gli esponenti dei precedenti governi farebbero bene solo a tacere nel disastro perfetto che hanno prodotto; dopo i fantomatici piani di rilancio e la cassa integrazione a fiumi che la UIL non ha mai condiviso perché inconcludenti; dopo il memorandum di intenti del Ministro Raffaele Fitto che a nulla è servito, insomma, dopo tutto ciò, chiediamo al Governo coraggio. Serve tutta l’autorevolezza possibile, a partire da quella istituzionale, per assumere in queste ore l’unica decisione da prendere, estromettere ArcelorMittal dalla gestione del colosso industriale e passare immediatamente in maggioranza societaria, senza sé e senza ma. Va evitatolo spettro di un’amministrazione straordinaria che sarebbe il colpo di grazia, perché tempo non ce n’è più e perché dopo ieri cos’altro aspettarsi se non la chiusura definitiva degli impianti?”
“Il Governo Meloni – continua il numero uno di piazza Dante – non perda tempo ad addossare responsabilità delle gestioni fallimentari della politica del passato che hanno condotto fin qui. La verità è sotto gli occhi di tutti. Utilizzi adesso il tempo che intercorre da qui alla convocazione con le parti sociali di giorno 11 gennaio prossimo per mettere in salvo gli oltre 20mila posti di lavoro chiudendo definitivamente la partita con ArcelorMittal. Siamo, a nostro giudizio e non solo, di fronte all’inadempienza al contratto del 2017, e, così come fecero i Commissari straordinari nel 2020 contestualmente alla retrocessione dei rami d’azienda da parte della multinazionale e l’annuncio di spegnimento degli impianti, mettere in fila l’una dopo l’altra le varie questioni, cosa oggi è il reale valore di quegli impianti e cosa è il prezzo che i lavoratori e un’intera comunità continuano a pagare”.
“ArcelorMittal il 24 luglio del 2018 – ricorda Pallini – diramò una nota stampa con la quale enunciava testualmente: ‘ArcelorMittal è desiderosa di mettere in atto il suo di turnaround nel più breve tempo possibile in modo da assicurare un futuro sostenibile per l’Ilva, i suoi lavoratori, i suoi fornitori, i suoi clienti industriali e, nello stesso tempo la tutela dell’ambiente e il benessere delle comunità locali”. Com’è andata a finire è sotto gli occhi di chiunque’
Lo riportiamo integralmente perché, riletto, aiuta a ripercorrere i fatti del passato e ciò che nella riunione di ieri era più che prevedibile succedesse. Perché a quasi sei anni da quegli intenti, non uno dei proclami è stato rispettato. Va riletto nella consapevolezza che il Governo trovi in queste ore la necessaria determinazione e il coraggio per chiudere definitivamente un capitolo penoso, riaprendone un altro di riscatto per questa comunità martoriata, verso un viaggio per un futuro che con ArcelorMittal non è mai iniziato”.
I sindacati confederali ionici di categoria di CGIL CISL UIL con due note distinte, ma con medesimo oggetto, chiedono un incontro urgente per una risoluzione efficace per i lavoratori portuali di Taranto, ex Taranto Container Terminal (TCT), in quota adesso all’Agenzia del lavoro portuale, la Taranto Port Workers Agency (Tpwa).
I 330 portuali a fine anno 2023, si ricorda, rischiavano di ritrovarsi senza più l’Indennità di Mancato Avviamento (IMA), ovvero la cassaintegrazione dei portuali, perché i fondi destinati alla Tpwa erano esauriti. Con l’approvazione del decreto governativo Milleproroghe si è aperto un ombrello protettivo, una soluzione tampone, dell’arco temporale di 3 mesi che allerta le parti sociali.
La prima nota, indirizzata ai parlamentari di Taranto, fa seguito al DECRETO-LEGGE 30 dicembre 2023, n. 215, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che ha prorogato i termini di scadenza e finanziamento dell’Agenzia. Le organizzazioni sindacali chiedono un incontro urgente presso la AdSP dello Ionio, con la presenza del Presidente Sergio Prete, per discutere delle azioni necessarie per la prosecuzione della politica attiva del lavoro, finalizzata alla tutela dei lavoratori e allo sviluppo generale del porto.
La seconda, rivolta alla Regione Puglia, evidenzia la proroga dell’Agenzia e la necessità di un incontro urgente con la TASK FORCE per l’occupazione. Le organizzazioni sindacali chiedono di analizzare congiuntamente la situazione dei lavoratori del porto di Taranto destinatari della misura, sottolineando l’obbligo per tutte le parti coinvolte di compiere sforzi straordinari per la riqualificazione e ricollocazione del personale. Considerando la riconfigurazione e riqualificazione dei lavoratori come indispensabile per la loro ricollocazione, specialmente in relazione alle attività di nuovo insediamento nell’area portuale grazie all’iniziativa della ZES (Zona Economica Speciale), si chiede di valutare tutte le possibilità di utilizzo delle misure ordinarie e straordinarie, unitamente alle misure GOL (Garanzia Occupabilità dei lavoratori).
Le Organizzazioni Sindacali ioniche FILT CGIL, FIT CISL, e UILTRASPORTI, rappresentate rispettivamente dai loro segretari generali De Ponzio Michele, Semitaio Gianluca, Sasso Carmelo, sottolineano l’importanza di un’azione congiunta e tempestiva per garantire la tutela dei lavoratori e il successo delle politiche attive del lavoro nel contesto portuale.
NON SMETTETE DI CREDERE CHE INSIEME CAMBIEREMO QUESTO TRISTE STATO DI FATTI
A breve si chiuderà un anno che la UIL non lesina a definire fortemente negativo e che per vastità non si può certo riassumente in qualche legaccio di testo o intervista colorata a tema.
Il 2023 è stato un anno che ha visto il susseguirsi di tutta una serie di eventi fortemente negativi, e che mantengono con il fiato sospeso l’umanità. Oltre l’assurdo conflitto Russo – Ucraino che non accenna a mollare la presa, il 4 aprile la Finlandia è diventata il 31esimo paese membro della Nato, mettendo fine a un regime di strettissima neutralità che durava dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il 7 ottobre l’organizzazione estremista Hamas ha sferrato un attentato senza precedenti in Israele, 20 mila morti in poco meno di tre mesi, di cui il 40 per cento erano bambini.
Mentre l’umanità cerca di porre rimedio ai danni delle mutazioni climatiche, l’8 novembre, gli scienziati hanno annovera il 2023 come l’anno più caldo mai vissuto finora dall’umanità e, alla ventottesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop28 di Dubai), il 13 dicembre, è stato licenziato un testo i cui passaggi fondamentali, specialmente per quelli relativi alla transizione energetica e al futuro delle fonti fossili, sono fatti di parole del tutto interpretabili. Se il clima sarà tutelato oppure no, questo dipenderà dai singoli governi. Non basta, da parte della Comunità europea, aver introdotto il 17 novembre 2023 il reato di ecocidio perché non vogliamo insistere a curare il sintomo e non la causa di tutto ciò.
Il 2023 è stato l’anno in cui il tasso di interesse attuato dalla BCE ha toccato la vetta più alta del 4,5 % (tasso di riferimento) da quando è stata introdotta la moneta unica; il decimo rialzo mentre tutto aumenta. Su un totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, 3,5 milioni sono quelle che hanno un mutuo. Le rate non pagate da queste famiglie sono salite per un ammontare da 11 a 15 miliardi nello sconforto più totale. Un mutuo le famiglie lo fanno per comprarsela una casa, non per farsela pignorare da chi fra qualche giorno brinderà ad un utile di profitti di +43 miliardi di euro.
Un anno molto intenso sul piano delle mobilitazioni che verrà anche ricordato per la precettazione del 14 dicembre 2023 da parte del Ministro Matteo Salvini in vista dello sciopero del 17 dicembre della Pubblica Amministrazione. Un qualcosa mai successo nella storia Repubblicana del nostro Paese sul piano della limitazione del diritto di sciopero.
Restringendo il focus e calandoci adesso nelle questioni della nostra amata terra, il 2023 non ha fatto sconti, tanto in termini assoluti che relativi. Va male, anzi malissimo sul piano dell’occupazione al SUD e in special modo nella provincia di Taranto dove il tasso dell’occupazione è al 38,4% rispetto alla media in Puglia del 42,6% e quella nazionale del 52,2%. Il tasso di disoccupazione a Taranto si attesta al 13,3% rispetto al dato della Puglia al 12,1% e quello nazionale del 8,11%.
Il 2023 sarà anche ricordato come l’anno in cui, di fronte all’annunciata transizione, il governo Meloni ha scelto di non scegliere per quanto riguarda la transizione assoluta da dominare, quella dell’ex ILVA. Una questione divenuta oramai paradossale e che ha visto la UIL in prima linea con un numero di mobilitazioni, tanto in ambito territoriale che nazionale che non ha eguali. Solo l’ultima si è resa necessaria il giorno 29 dicembre in occasione della convocazione delle Parti sociali presso Palazzo Chigi. Oltre le risorse pubbliche dirette impegnate per un ammontare di oltre 1 mld in appena 2 anni, c’è la cassa integrazione a valere per oltre 4000 lavoratori.
Una voragine, considerato che delle 19.305 ore di cassa integrazione straordinaria che INPS ha processato in Puglia, ben 11.208 sono quelle lavorate a Taranto (il 58,6%).
Taranto è quella perla del SUD dove in nome e per conto della transizione che si annuncia ma non si fa, per tutto il 2023 si è scelto di non scegliere perfino sulla nascita del Tecnopolo del Mediterraneo, nonostante una legge del 2018 e lo stanziamento di 9 milioni in legge di bilancio 2019. Eppure, è proprio qui a Taranto che l’Europa con il Just Transition Fund ha previsto la dote più alta in assoluto (796 milioni su 1,2 totali). Non v’è più nessuna scusa ne motivo per attendere.
Il 2023 è stato anche l’anno in cui dopo mille peripezie ed all’ultimo momento, a settembre si è riusciti a dare uno spiraglio di sollievo alle 40 famiglie del gruppo Cemitaly, attraverso una cassa integrazione per area di crisi industriale complessa della durata di un anno, nel tentativo che nel corso del 2024 si riescano a trovare soluzioni definitive all’annosa vertenza di un altro pezzo di industria che scompare. Un’altra corsa contro il tempo è stata quella rappresentata dalla vertenza dei lavoratori portuali della ex TCT.
Infatti, solo grazie a una decisa mobilitazione dei lavoratori presso la Prefettura di Taranto nel mese di dicembre, si è riusciti a ottenere un provvedimento di legge inserito all’interno del Decreto Milleproroghe, che estende la durata dell’ammortizzatore sociale (IMA) per le 330 famiglie di ulteriori 5 mesi. Il tentativo adesso è di proseguire grazie a queste risorse (4 mln) spediti verso robuste politiche attive in favore di questi lavoratori, a partire dalle misure GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) per la loro rapida ricollocazione anche in ragione degli insediamenti industriali in Zona Economica Speciale (ZES) dell’area portuale e retro-portuale.
Particolarmente complessa e articolata è restata per tutto il 2023, la vertenza delle Tessiture di Mottola (ex Albini) nella quale morsa sono strette 109 famiglie che con decorrenza a due giorni prima di Natale, ha preso avvio il loro licenziamento. Resta aperta la trattativa istituzionale in corso presso la Regione Puglia attraverso la quale mettere, già dai primi giorni del 2024, nero su bianco gli impegni alla riassunzione di tutto il bacino di lavoratori da parte del nuovo soggetto investitore (Gruppo E’KASA), ma che sino ad oggi ha mostrato impegni solo a parole. Una reindustrializzazione è tale quando non crea macerie sociali intorno.
Infine, il 2023 verrà ricordato come l’anno in cui l’uno di dicembre in Piazza a Bari, si sono contate oltre 10.000 persone per manifestare contro una legge di bilancio che, tra le tante cose, mette il sigillo a una sanità pubblica per pochi privilegiati, dove chi è meno abbiente rischia di non potersi curare. In diecimila per dire NO a 80.000 persone al SUD che benché occupate sono in stato di povertà. Per chiedere al governo più verità e meno propaganda, perché al SUD si sono persi 500 mila posti di lavoro in un solo decennio. Il record dell’occupazione ad ottobre che narra Giorgia Meloni, con occupati in crescita al 61,8%, va analizzato con realtà, consapevoli che il 90% di questo dato è fatto di contratti precari (+30% contratti a termine e + 5,2% indeterminato). Va analizzato consci che questo dato è il più basso dell’Unione europea (Germania 77,5%, Francia 68,7%, Spagna 65,8%). Al dato del 61,8% va affiancato il calo degli occupabili e della popolazione (- 1,7 milioni), motivo questo che ci consegna il dato reale di un timido 59,1%.
Questo è uno dei principali motivi per il quale i giovani anche nel corso di questo 2023 oramai alle porte, fuggono dal SUD, ma in special modo fuggono da Taranto. Allarmante è l’analisi dei dati sulla natalità a Taranto. Dettagli inconfutabili, dove a fronte di 2.500 decessi circa in un anno si contano appena 1.300 nuovi nati. L’Italia è affondata all’ultimo posto della classifica europea, ma Taranto sprofonda. Una comunità che si estingue nel perfetto silenzio di una buona parte della politica che ha scelto di fare altro. Il 21 novembre 2023 furono CGIL – CISL e UIL a segnalare al nuovo Prefetto di Taranto che gli uffici del Centro per l’impiego di Taranto, da oltre 9 mesi, sono chiusi alla cittadinanza. Porte chiuse, nonostante l’art. 3 della legge 56/87 ne ponga la responsabilità del funzionamento in primis in capo al Comune e poi alla Regione Puglia.
L’augurio che la UIL fa a tutti i lavoratori, le Lavoratrici e tutte le persone di questo Paese è quello di non smettere di credere che insieme, e presto, cambieremo questo triste stato di fatti. Dobbiamo continuare a lottare per una vera riforma Fiscale, delle Pensioni, dove questo governo è perfino riuscito a fare peggio della legge Fornero. Non dobbiamo smettere di credere ad una Scuola ed un’istruzione davvero all’altezza del Terzo Millennio e del cambiamento che vogliamo.
L’augurio a tutti voi è per un 2024 in cui si continui a lottare per una Sanità che resti pubblica e che metta al centro la Persona, senza discrimine alcuno in ragione della fascia di reddito e di chi le cure non può permettersele, perché se il bisogno resta sono le norme a dover essere cambiate. Come nel caso dei Pensionati e delle Pensionate, dopo aver lavorato per una vita e contribuito a mantenere in piedi questo Paese, non ci si può impoverire, come sempre più spesso avviene anche per far fronte ad una serie di cure rese necessarie.
Il nostro augurio a tutte e tutti voi è quello di restare uniti, perché solo così determineremo il varo delle politiche industriali necessarie a questo Paese, in special modo a Taranto e la sua Comunità, a partire dal settore della siderurgia. Non smettiamo di credere che solo insieme possiamo sconfiggere la piaga delle morti sul lavoro (tre al giorno), la piaga dei bassi salari ed i mancati rinnovi dei CCNL, tanto nel settore Pubblico che del Privato. E’ necessario nel corso del nuovo anno, continuare a lottare per il ridimensionamento autentico della precarietà, che si è dimostrata essere causa determinante della fuga dei giovani dal nostro Paese, al SUD, ed in special modo a Taranto.
Le risorse per tutto ciò ci sono, serve solo il coraggio. Dai 110 miliardi di evasione fiscale agli oltre 14 miliardi di extra tassa sugli extra profitti cancellati da questo governo, infine i 35 miliardi del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). Quasi 160 miliardi al cospetto dei timidi 24 della legge di bilancio, peraltro 16 in deficit e 8 di taglio ai Ministeri.
Buon Anno, di vero cuore, per tutto ciò che da noi direttamente non dipende. Buon Anno anche per tutto ciò che invece da noi in parte dipende e, che ci spinge a restare insieme e lottare per un 2024 diverso e migliore.
Buon 2024 a tutte e tutti voi ed alle vostre famiglie dalla UIL di Taranto.
CGIL CISL UIL denunciano: “A rischio i servizi essenziali dei più fragili”
Con un documento indirizzato all’Assessorato e al Dipartimento Welfare Regione Puglia i sindacati confederali ionici di CGIL, CISL e UIL espongono una preoccupante condizione programmatoria riguardante l’Ambito sociale e territoriale n.6 comprendente la Asl di Taranto e 11 comuni di seguito elencati: comune di Grottaglie (ente capofila), Carosino, Faggiano, Leporano, Monteiasi, Montemesola, Monteparano, Pulsano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico, San Marzano di San Giuseppe.
Nonostante i continui solleciti effettuati dalle Organizzazioni Sindacali alle autorità competenti – affermano il segretario generale Giovanni D’Arcangelo (CGIL), il segretario generale Gianfranco Solazzo (CISL) e il coordinatore generale Pietro Pallini (UIL)-, la situazione riguardante il Piano Sociale di Zona triennalità 2022/2024 nell‘Ambito territoriale n.6 si è rivelata problematica. Solo il 13 dicembre scorso, dopo numerosi incontri infruttuosi, è emersa la definitiva volontà del tavolo istituzionale, al quale il sindaco di Grottaglie era presente e ne guidava il confronto, di non procedere alla compartecipazione economico/finanziaria (FCOM) come previsto dal V Piano Regionale delle Politiche sociali della Regione Puglia.
Dall’analisi degli atti amministrativi e dalle dichiarazioni degli amministratori locali, le parti sociali hanno notato l’assenza del dato economico relativo alla compartecipazione finanziaria, come previsto dal suddetto Piano Regionale. Tale mancanza avrà inevitabili ripercussioni sui servizi offerti alle comunità nel corso del 2024.
Il V Piano Regionale delle Politiche sociali 2022/22024 stabilisce chiaramente, nella parte II dedicata alla “Governance e strumenti per la costruzione del sistema” che la compartecipazione finanziaria dei comuni è vincolante e prioritaria per la programmazione finanziaria dell’Ambito. Queste risorse sono fondamentali per costruire il budget ordinario del Piano Sociale di Zona.
La decisione del tavolo istituzionale, guidato dal comune capofila di Grottaglie, di non rifondere economicamente in quota percentuale al predetto budget ordinario mette a rischio la continuità e la qualità dei servizi offerti alle persone fragili, creando una disparità rispetto alle disposizioni normative regionali e nazionali.
Da sottolineare è anche la mancata piena costituzione dell’Ufficio di Piano, necessario per la costruzione e la gestione triennale del Piano di Zona che insiste nel comune Capofila di Grottaglie. Questa mancanza, unita alla carenza di organico, ha determinato il mancato impiego di somme consistenti degli anni precedenti, pari a euro 974.305,34. Questo si traduce in servizi non erogati alle comunità, creando un vuoto che rischia di ampliarsi ulteriormente.
Le Organizzazioni Sindacali, dopo ripetuti tentativi di risoluzione, dichiarano l’indisponibilità all’approvazione del Piano di Zona in queste condizioni. Tale situazione avrà inevitabilmente un impatto negativo sulla qualità e sull’accessibilità dei servizi sociali per le comunità dell’ambito sociale n.6, rappresentando un pericoloso e inaccettabile precedente.
“Una soluzione tampone, una proroga ‘ponte’, comunque un grande risultato perché ottenuto in condizioni di disponibilità finanziare del Governo praticamente pari a 0.
Un lavoro di squadra con il Presidente dell’ AdSP dello Ionio Sergio Prete sempre in prima linea con le OO.SS. in difesa dei lavoratori portuali che ha visto, questa volta, la partecipazione di tutti i Parlamentari eletti in terra ionica per l’ottenimento del risultato”.
Commenta così il segretario generale Carmelo Sasso di UILTRASPORTI TARANTO a seguito della proroga di 5 mesi dell’IMA, la cassa integrazione dei portuali, inserita nel decreto Milleproroghe, per 330 lavoratori ex TCT.
“Un risultato che consegniamo – continua Sasso – ai lavoratori e alle loro famiglie che hanno vissuto ancora, come già in passato, momenti di forte tensione e incertezza per il futuro ma che impone a tutte la parti in gioco un ulteriore salto di qualità nel proseguimento di questa lunga e difficile partita.
Un segnale importante, inequivocabile è rappresentato dall’assunzione di responsabilità sulla vicenda da parte del MIT che, su sollecitazione nostre oltre che dei Parlamentari e dell’ AdSP, ha sostanzialmente preso atto una volta ancora della bontà del “progetto” legato a questa misura di politica attiva del lavoro e delle sue finalità”.
“Come apprezzabile è stato lo sforzo compiuto – afferma il numero uno dei Trasporti – nel reperimento da parte dello stesso Ministero delle risorse indispensabili alla sua prosecuzione di tale misura di legge e che si palesa nella distribuzione delle risorse individuate su diversi capitoli di spesa di competenza del MIT.
Ora tocca però passare senza indugi alla fase successiva, che fin ora non si è potuta sviluppare a causa della mancanza nel nostro porto della materia prima indispensabile alla risoluzione del problema, del nuovo lavoro.
“E questa opportunità è fornita – spiega UILTRASPORTI TARANTO – dalle nuove iniziative imprenditoriali che si vanno realizzando in area portuale grazie alla ZES, ma per le quali toccherà inevitabilmente compiere un’opera di riqualificazione professionale dei lavoratori per poter incrociare positivamente domanda ed offerta.
Su questo tema torneremo subito alla carica con la Regione Puglia e con la Task Force regionale per l’occupazione al fine di mettere nell’immediato in campo tutte le azioni necessarie alla riqualificazione mirata di questi lavoratori rispetto ai fabbisogni professionali di questi nuovi investitori sia in termini quantitativi che qualitativi.
Così come continueremo il confronto definitivo con il terminalista SCCT, Yilport che dopo tre anni deve finalmente assumersi la responsabilità anche sociale oltre che d’impresa concessionaria di un bene demaniale di inestimabile valore quale il molo Polisettoriale di fare chiaramente comprendere al territorio quale sono le sue possibilità di sviluppo in termini di traffici e di occupazione.
E conclude: “Ai parlamentari che ci hanno supportato in questa fase, così come alla politica regionale e locale chiediamo di continuare a farlo con la stessa incisività e spirito collaborativo che ha portato al risultato odierno, per riuscire insieme a mettere a disposizione ed utilizzare tutti gli strumenti regionali legati alla formazione e al Programma GOL ,“Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori” che è un’azione di riforma introdotta dal PNRR per rilanciare l’occupazione in Italia attraverso le politiche attive del lavoro per questi lavoratori.
Ai nostri portuali ed alle loro famiglie diciamo infine di tenere ancora duro e stare uniti senza abbandonarsi allo sconforto e consegnarsi alla facile demagogia e al populismo che spesso su questa vicenda si insinuano.
Si sta facendo da anni un lavoro enorme per garantire loro di ricevere quell’offerta occupazionale che possa rimettere loro definitivamente in gioco nel mondo del lavoro portuale”.
Il sindacato risponde alle voci sulla mancata erogazione del bonus carburante e svela le intricanti dinamiche delle trattative sindacali con Kyma Mobilità
In risposta agli articoli recentemente apparsi sulla stampa locale riguardo alla mancata erogazione del “Bonus carburante” ai dipendenti della municipalizzata dei trasporti tarantini, Kyma Mobilità, UILTRASPORTI TARANTO desidera chiarire la propria posizione attraverso un comunicato a firma di Schiano Lomoriello Antonio, segretario UILTRASPORTI TARANTO settore TPL, e di Carmelo Sasso, Segretario Generale UILTRASPORTI TARANTO.
“Vero è che il bonus carburante – scrivono i rappresentanti di UILTRASPORTI – è stato oggetto di più richieste da parte di Uiltrasporti, in condivisione con le altre Organizzazioni citate dalla stampa, ma nel dettaglio quattro sono state fin qui le richieste indirizzate all’Azienda di TPL del capoluogo Jonico ed al Socio Unico, il Comune di Taranto.
Questo avveniva, già quando la governance politica della Società era rappresentata da altri personaggi e laddove sembrava imminente l’erogazione dello stesso cosi come vera è anche la ‘particolarità’ di dover essere ‘obbligati’ a sottoscrivere in toto delle modifiche all’impianto del Premio di Risultato 2022/24 al fine di poter usufruire del bonus governativo in questione.
Vera è la richiesta inoltrata, sempre – continuano – con la collaborazione delle altre OO.SS., per addivenire a un accordo per l’indennizzo per l’uso promiscuo degli smartphone personali dei dipendenti, nonché di una indennità di reperibilità.
Ciò invece che non corrisponde assolutamente al vero, – scrivono Sasso e Schiano – rispetto a quanto si legge, è la ragione che ha fatto desistere la Uiltrasporti dal sottoscrivere le modifiche all’accordo, “conditio sine qua non”, per l’erogazione del bonus carburante.
In aggiunta ai dubbi riguardanti l’indennità per utilizzo dello smartphone nelle sue tre opzioni, considerata irrisoria ed elusiva di qualsivoglia indennità di reperibilità per il personale, tematica peraltro superabile per la Uiltrasporti, vi sono ben altre criticità.
Le modifiche all’impianto del PdR 2022/24 includevano – spiegano da UILTRASPORTI – un impegno per applicare delle limitazioni all’utilizzo dei congedi ex legge 104/1992 del personale.
Il testo di modifica, inoltre, sebbene da un lato proponeva delle migliorie per ogni settore, per l’area Esercizio poneva degli obiettivi da dover raggiungere al fine di poter confermare gli incrementi al premio stesso.
Tali obiettivi, che riguardano la riduzione della scopertura del servizio specie sui turni serali di sabato, domenica, prefestivi e festivi e che rappresentano una tematica particolarmente cara anche al sindacato, sono apparsi irrealizzabili e le proposte un semplice specchietto per le allodole”.
E concludono: “Questo anche perché ad oggi non ci sono stati forniti i dati cui far riferimento per valutare possibili raggiungimenti di obiettivi, né ci sono chiari numeri e tempi di attuazione dell’adeguato turnover del personale ormai in quiescenza, divenuto inidoneo.
Queste sono le ragioni di merito per cui la Uiltrasporti non ha inteso, ad oggi, sottoscrivere le modifiche al PdR, rimarcando che sia necessario addivenire ad accordi settoriali, nonché stralciare la tematica “bonus carburante” dall’accordo del Premio, laddove vi sia la volontà di erogarlo per tempo.Tutto il resto è solo inutile bagarre politica a dire il vero ormai stucchevole e più che fuori luogo dopo aver cambiato tre CDA in 12 mesi”.
