La Certificazione di genere – Caleandro (UIL P.O): “Come sindacato abbattiamo le disuguaglianze”

“Era il lontano 2020 quando partì da parte della UIL la campagna mediatica – dice la Coordinatrice Doriana Caleandro – sul gender pay gap: abbattere la disuguaglianza salariale fra uomo e donna. Tale iniziativa venne presentata anche alla CES, la Confederazione europea dei sindacati, per spingere all’ottenimento di una legge sulla trasparenza salariale di genere, tenendo in considerazione tutto il pacchetto retributivo, inclusi i benefit, bonus e contributi pensionistici.
Come Coordinamento Pari Opportunità ci muoviamo in un gap salariale che investe non solo l’Italia ma tutta la Comunità europea con una forbice che va dal 27% dell’Estonia all’8% della Romania.
Gli ultimi dati infografici vedono le donne lavoratrici in Europa guadagnare il 13% in meno all’ora. Mentre in Italia le donne guadagnano in media 500 euro in meno ogni mese rispetto agli uomini.  Dati deprimenti che non rispecchiano le caratteristiche degne di un paese democratico del terzo millennio”.
E su Taranto le Pari Opportunità della UIL da tempo stanno lavorando per applicare interventi di aiuto che tendano ad abbattere la disparità di retribuzione.

 Continua la Caleandro: “Con il decreto interministeriale del 29 marzo 2022 le aziende, sia pubbliche che private, con oltre 50 dipendenti, sono tenute a presentare il rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile (va precisato che tale rapporto va redatto sia nel complesso delle unità produttive, sia nelle singole unità con più di 50 dipendenti) dove si registrano dati relativi non solo alla retribuzione del personale ma anche alla crescita professionale a parità di merito e mansioni.
Inoltre si prevede l’ottenimento della certificazione di genere con il fine di invitare le aziende ad attuare azioni volte al superamento di ostacoli discriminatori di genere, per esempio incentivo alla maternità, asili nido aziendali”.

Risulta doveroso dire che le aziende metalmeccaniche di Taranto, su invito da parte del coordinamento della Pari Opportunità UIL per la compilazione di tale rapporto, hanno risposto bene, registrando un’alta adesione, anche oltre le nostre aspettative.

Tutte le aziende private che avranno conseguito la certificazione per la parità di genere, avranno diritto ad un esonero contributivo dell’1% del totale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nel limite massimo di 50 mila euro annui. Tale esonero sarà ottenibile per tutto il periodo di validità della certificazione di genere, di norma triennale.

Va anche ricordato che con il d.lgs n.105 del 30 giugno 2022 vengono introdotte novità per la conciliazione vita-lavoro per una più equa ripartizione dei carichi familiari. Inoltre viene rafforzato il sistema sanzionatorio per tutti quei datori di lavoro che ostacolano, violano e non riconosco tali diritti.

Conclude Doriana Caleandro: “Il Coordinamento delle Pari Opportunità UIL continuerà a lavorare nel sostegno della parità di genere e a vigilare, sensibilizzare, suggerire azioni, chiedendo a gran voce più collaborazione fra istituzioni e parti sindacali. Perché la missione 5 del PNRR è anche il nostro obiettivo e noi lo raggiungeremo non solo attraverso azioni di sensibilizzazione culturale ma anche, e soprattutto, con interventi chirurgici che possano diventare strutturali, così come abbiamo fatto fino ad ora, così come siamo abituati a fare”.

Autonomia differenziata – Pallini (UIL): Il Premier Meloni fermi il razzismo territoriale. Si rischia di creare una ‘Italia spezzatino’

Dalla riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione, secondo cui tutte le regioni a statuto ordinario possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie, l’idea che accarezza qualche partito in forza al Governo Meloni sulla cosiddetta “autonomia differenziata” è ripartita. Si continua a giocare con il fuoco sui diritti costituzionali.
La Lega, sul tema tanto caro alla Padania, ci ha provato due volte a rendere l’Italia uno spezzatino: prima con una riforma costituzionale nel 2005 e poi con una legge delega nel 2009, fallendo miseramente in entrambi i casi.
Oggi il partito della Padania, con un disegno di legge del Ministro Roberto Calderoli, ha di nuovo rimesso il piede sull’acceleratore di questo antico sogno del “federalismo”.

l’Italia, in questo delicatissimo passaggio epocale, va sostenuta unendo e non dividendo il Nord dal Sud. Nessuno la mandi a raccontare che sia la Costituzione a volerlo: le materie richiamate nel comma terzo dell’articolo 116 si possono attribuire forme e condizioni “particolari” di autonomia su richiesta e, queste forme e condizioni debbono essere, appunto, “particolari”.

Ora, la parte più delicata del ddl attiene ai LEP (livelli essenziali di prestazione) che devono essere garantiti per Costituzione su tutto il territorio nazionale e di cui si attende la definizione da oltre 20 anni.
I Lep attengono i diritti civili e sociali dei cittadini e delle cittadine e devono essere stabiliti prima delle richieste di autonomia differenziata, tanto da stabilire la quantità di risorse da erogare a ciascuna regione richiedente.
Il ddl, però, dice che se entro un anno dall’entrata in vigore dell’autonomia differenziata i Lep non dovessero essere definiti, allora, tali risorse alle regioni verrebbero erogati sulla base della spesa storica regionale.

Fare questo significherebbe affossare per sempre il Mezzogiorno del Paese dato che le risorse verrebbero erogate dallo Stato alle regioni non più in base ai Lep, che garantiscono i diritti costituzionali, ma in base al principio di cassa “chi ha speso di più deve avere di più”.
Va da sé che le regioni del Nord che storicamente erogano più servizi, essendo dotate di forza economica maggiore, continueranno a farlo ancora di più a discapito di quelle del Sud le quali soffriranno ancora di più. Il risultato? Un vero e proprio razzismo territoriale, i diritti non sono regionalizzabili.
Dire di sì a tutto questo significherebbe avviare un procedimento di regresso irreversibile del Mezzogiorno. La più grande incongruenza del nostro Paese, si legge nel rapporto Eurispes, è che il Sud vive in condizioni sociali, economiche e civili così dissimili da farlo sembrare quasi una nazione a parte.

Ci appelliamo ancora una volta al Premier affinché i diritti, siano essi civili che sociali, siano realmente del cittadino e non del territorio, assicurandoli prescindendo dai confini territoriali dei Governi locali (art. 120 della Costituzione italiana).
Si fermi il progetto di un’autonomia che più che differenziata sarebbe disuguagliante e si metta fine a questa insensata trattativa tra Governatori di regioni e, soprattutto, si metta al riparo il Paese da quella che rischia di materializzarsi come la perfetta maledizione del Sud.

UILTuCS primo risultato del 2023: stabilizzati 70 lavoratori della Pellegrini

L’azienda Pellegrini Spa che opera nell’ambito delle pulizie aveva chiuso un contratto con l’ex Ilva di Taranto nel 2021 basato su 1 turno lavorativo. Causa Covid, però, ha dovuto garantire la sua prestazione anche nei restanti 2 turni lavorativi all’interno di uffici, spogliatoi e mense. Lavorando quindi su 24 ore e non più su 8 la Pellegrini Spa aveva ritenuto necessario dotarsi di altro personale lavorativo straordinario assumendo i nuovi operatori con contratto a tempo determinato.

“Il percorso che come UILTuCS abbiamo avviato con la Pellegrini è stato denso di relazioni e incontri, silenziosi e incessanti, al fine di garantire ai circa 70 nuovi operatori una sorta di stabilità professionale e occupazionale. Il lavoro è stato in concerto con la UILM di Taranto, a cui va l’apprezzamento per la loro determinazione, mettendo in campo tutte le relazioni sindacali per raggiungere un obiettivo non facile, quando cassaintegrazione e licenziamenti sono ormai le parole chiave nelle crisi industriali.
Con coerenza e pazienza, senza mai apparire, abbiamo cominciato il lavoro più complicato e difficile.
Abbiamo, dapprima, convinto la Pellegrini a mantenere gli stessi lavoratori in continuità con i contratti a tempo determinato per non disperdere le professionalità. Adesso, a partire da gennaio 2023, con la stabilizzazione dei contratti a tempo indeterminato, grazie agli accordi di prossimità, abbiamo contribuito a garantire a questi 70 lavoratori, a queste 70 famiglie, tranquillità e futuro.

Un lavoro messo in campo da tutta la UIL che ogni giorno è tra i lavoratori, tra le persone, aumentando la propria credibilità e il consenso. Grazie a questa azione possiamo dire che non ci sono cose impossibili. Per la UILTuCS l’etica non si dichiara ma si pratica!”