TRAGEDIA SUL LAVORO: LA UIL TARANTO SI STRINGE ALLA FAMIGLIA DI PASQUALE DINOI E RILANCIA LA CAMPAGNA “ZERO MORTI SUL LAVORO”

Porto di Taranto: il futuro dei lavoratori ex TCT al centro del dibattito

Questa mattina, Carmelo Sasso, Segretario Generale della UIL Trasporti Taranto, è intervenuto su Radio Cittadella per fare il punto sulla situazione dei lavoratori dell’ex TCT (Taranto Container Terminal), un nodo cruciale per il futuro del porto e del territorio.

La situazione attuale
Ad oggi, sono 327 i lavoratori che versano in una condizione di incertezza lavorativa all’interno della Taranto Port Workers Agency. Nonostante alcune brevi ricollocazioni temporanee, il quadro generale rimane stagnante. Sasso ha sottolineato che, grazie a un intervento governativo, è stata ottenuta una proroga di 24 mesi per l’IMA (Indennità di Mancato Avviamento), garantendo un minimo di sostegno fino al 31 dicembre 2026.

Tuttavia, ciò non risolve il problema fondamentale: il reinserimento stabile di questi lavoratori nel tessuto produttivo portuale. In questi giorni si stanno definendo i dettagli dei corsi di qualificazione professionale, un passaggio essenziale per dare loro nuove opportunità.

Le criticità del passato e le sfide del futuro
Dal 2016, anno in cui il terminal container ha cessato le operazioni, la situazione per i lavoratori ex TCT è rimasta immutata. Nonostante alcuni sporadici impieghi stagionali o autonomi, il processo di reindustrializzazione e ricollocazione non ha mai preso realmente piede.

Sasso ha evidenziato come il Protocollo d’Intesa tra Regione Puglia e Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio rappresenti una speranza concreta. Il recente coinvolgimento dell’ARPAL Puglia per il profiling dei lavoratori è un primo passo verso un piano di riqualificazione e reinserimento.

Il ruolo della clausola sociale
Un aspetto cruciale rimane il rispetto della clausola sociale, che impone alle aziende concessionarie delle aree portuali di attingere prioritariamente al bacino dei lavoratori ex TCT. Anche operatori come Vestas, che recentemente hanno ottenuto concessioni nell’area logistica del porto, sono vincolati a questa norma, offrendo potenzialmente una boccata d’ossigeno a chi attende da anni un reinserimento lavorativo.

“Non possiamo permettere che 15 anni di attesa si concludano senza risultati concreti”, ha dichiarato Sasso, sottolineando l’importanza di vigilare su ogni fase del processo di riqualificazione e reindustrializzazione.

La UIL Trasporti continuerà a monitorare la situazione, mantenendo alta l’attenzione sulle esigenze dei lavoratori e sulle opportunità che il nuovo commissario Giovanni Gugliotti potrebbe mettere in campo per rilanciare il porto di Taranto.

UIL Taranto: profondo cordoglio per la tragedia di Massafra, serve un impegno concreto per fermare le morti sul lavoro

Vigilanza privata e sicurezza: riuscito lo sciopero regionale in Puglia, UIL Taranto in piazza a Bari

Bari, 16 giugno 2025 – Piazza Libertà oggi si è tinta di blu e ha accolto centinaia di lavoratrici e lavoratori del comparto della vigilanza armata e dei servizi di sicurezza, scesi in sciopero in tutta la regione per rivendicare il diritto a un contratto integrativo regionale equo e omogeneo. Una mobilitazione forte e partecipata, indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UILTuCS Puglia, che ha registrato un’adesione altissima, superiore all’80%, segno tangibile della determinazione dei lavoratori in lotta per dignità, diritti e tutele.

A sostegno della vertenza, anche una nutrita delegazione della UIL di Taranto, guidata dal Segretario Generale UILTuCS Taranto, Luigi Galiano, e dal Coordinatore Territoriale UIL Taranto, Gennaro Oliva, presenti al fianco dei manifestanti nella piazza simbolo del capoluogo pugliese.

“Siamo qui oggi per dare voce a chi per troppo tempo è stato ignorato. Parliamo di lavoratori che, pur garantendo ogni giorno sicurezza e presidio sul territorio, sono costretti a vivere in una condizione di precarietà contrattuale e salariale indegna” – ha dichiarato Luigi Galiano.
“Non è accettabile che, nel 2025, esistano ancora profonde disparità di trattamento tra province della stessa regione. Solo Bari e BAT hanno attualmente accordi migliorativi. È il momento che le associazioni datoriali si assumano le proprie responsabilità e si siedano a un tavolo per garantire a tutte le guardie giurate e agli operatori della sicurezza pugliesi un contratto integrativo regionale giusto e uniforme”.

Dura la presa di posizione anche del coordinatore UIL di Taranto, Gennaro Oliva:

“Oggi la Puglia ha lanciato un messaggio forte e chiaro: non ci fermeremo finché non otterremo rispetto. Come UIL siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, e continueremo a sostenere ogni forma di mobilitazione. Il contratto integrativo regionale non è solo una battaglia sindacale, ma una questione di giustizia sociale. La dignità di chi lavora non può essere subordinata al profitto dei grandi gruppi che dominano il settore” – ha affermato Oliva.
“È ora che le istituzioni intervengano e che l’Ente Bilaterale Regionale torni a funzionare: è inaccettabile che sia bloccato da oltre un anno, privando i lavoratori di servizi fondamentali”.

Lo sciopero arriva dopo mesi di tentativi infruttuosi di avviare una trattativa, nonostante le procedure di raffreddamento previste dalla legge. Intanto, resta confermato fino al 25 giugno anche il blocco delle prestazioni di lavoro straordinario, altra misura adottata per far valere le ragioni dei lavoratori.

La UIL di Taranto continuerà a sostenere con convinzione questa vertenza, nella consapevolezza che la sicurezza dei cittadini passa attraverso la sicurezza, contrattuale e retributiva, di chi ogni giorno vigila sul territorio.

UILA PESCA | Taranto non è una cartolina:è un fronte aperto

Taranto, 2025. In una città dove ogni angolo di mare ha già dato troppo, la Provincia autorizza nuovi scarichi nel Mar Grande e un impianto di rifiuti a due passi dal Mar Piccolo. Come si apprende dalla stampa Con la Determina n. 731 del 6 giugno 2025, la Provincia di Taranto ha autorizzato la Marina Militare a scaricare acque reflue nel Mar Grande. Sì, proprio in quel tratto di mare che secondo decine di studi dell’ARPA e dell’ISPRA è già saturo di metalli pesanti, idrocarburi e inquinanti sedimentati da decenni di dragaggi, traffico navale e industria bellica.

Non è finita, sempre dalla stampa si appende che a pochi metri dal quartiere Paolo VI e dalla costa del Mar Piccolo – la nursery della mitilicoltura tarantina – sorgerà un impianto per il trattamento di 260.000 tonnellate di rifiuti inerti l’anno, autorizzato dalla stessa Provincia con il PAUR 2025. Si lavorerà sei giorni su sette, con oltre 18.700 camion in transito ogni anno. Le polveri sottili (PM10) saranno “entro i limiti”, ma potranno arrivare a 780 grammi all’ora. Nonostante un episodio documentato di sforamento nei livelli di Escherichia coli e azoto ammoniacale nel marzo 2025, l’autorizzazione è stata rinnovata per altri quattro anni. Le prescrizioni tecniche ci sono, ma i controlli reali si basano su autocertificazioni mensili e verifiche semestrali. Le carte tecniche parlano di “impatto minimo”, ma chi vive lì sa cosa significano nuovi flussi industriali in una zona fragile, già schiacciata dall’ex ILVA e dai residui di un’industrializzazione tossica, ed è paradossale che nonostante la marina militare abbia nel tempo beneficiato di una sorta di “zona franca” pur rappresentando una delle principali cause dei gravi problemi di inquinamento, benefici ancora di un “trattamento particolare”. Difatti è opportuno evidenziare come sia stata proprio la presenza e l’attività dell’arsenale nel Mar Piccolo a rappresentare una delle principali cause dei problemi sull’ecosistema marino e sulle attività economiche locali, in particolar modo la mitilicoltura. 

E mentre l’attenzione pubblica resta catturata dallo scarico militare nel Mar Grande e dall’impianto di rifiuti vicino al Mar Piccolo, i mitilicoltori tarantini affondano tra calamità climatiche e insensibilità istituzionale. I numeri parlano chiaro: l’estate 2024 ha visto punte d’acqua superiori ai 30 °C nel Mar Piccolo, causando una mortalità superiore al 90% del novellame e compromettendo non solo la produzione in atto, ma anche quella del 2025. Si contano le perdite, novellame morto, acque infette, nessuno sembra avere il coraggio di dire che così si sta distruggendo per sempre uno dei mestieri più antichi del Mediterraneo.

In questo scenario surreale, i mitilicoltori non solo non vengono consultati, ma sono i primi a pagare. E mentre da qualche parte “inspiegabilmente” le cozze tarantine continuano a essere disponibili e vendute come eccellenze, gli uomini che hanno perso tutto la scorsa estate vivono un incubo economico: concessioni da pagare, nessun ristoro, nessuna risposta dallo Stato, nemmeno per lo stato di calamità per cui tutti si sono attribuiti il merito e che si sta rivelando una scatola vuota: difatti, nessuno ha capito – o voluto capire – quali ricadute concrete potesse avere per chi vive e lavora in mare.

Mentre parlare della cozza tarantina come eccellenza gastronomica va di moda, tanto che Slow Food ha addirittura istituito un “Presidio” per la cozza nera di Taranto, la realtà dei mitilicoltori racconta tutt’altra storia, perdite milionarie e famiglie sull’orlo del tracollo. Dove è finito quel sostegno che la filosofia “buono, pulito e giusto” dovrebbe garantire? Più che celebrazioni, servirebbero interventi concreti e urgenti. A che serve raccogliere applausi se poi si tace mentre il mare viene di nuovo violato? La narrazione del “prodotto tipico” non può sostituire l’azione politica e sociale. Si continua a promuovere la cozza tarantina, ma Taranto non ha bisogno di testimonial del gusto. Ha bisogno di difensori della vita vera, quella fatta di sveglie alle quattro del mattino, mani gonfie di lavoro, e bancali pieni di prodotto che nessuno ritira. Ha bisogno di bonifiche vere e non promesse cicliche. In un territorio che ha già dato troppo, ogni nuovo impianto, ogni nuovo scarico, è un colpo al cuore della città. I mitilicoltori non possono essere usati come immagine da brochure, e poi lasciati soli quando arriva il momento di lottare. 

Non c’è dubbio: il marchio Slow Food può contribuire a valorizzare la cozza tarantina, contrastando le contraffazioni e promuovendo la tracciabilità ma occorre in trasparenza dimostrare che il disciplinare venga reso noto e soprattutto si dimostri che venga rispettato. Altrimenti diventa solo una operazione commerciale che racconta una storia bella e sebbene ogni impegno proiettato verso la promozione della nostra identità di popolo può essere un valore aggiunto alla discussione allo stesso tempo occorrerebbe “scotomizzare” ogni falsa visione di quella che è la vera situazione.

Si ritiene doveroso evidenziare le gravi responsabilità di alcuni aderenti al presidio Slow Food di Taranto dedicato alla cozza nera del Mar Piccolo. Nonostante l’immagine di tutela e sostenibilità che tali soggetti intendono veicolare, nella realtà degli atti si riscontra un sistematico mancato rispetto del dei principi fondanti il presidio stesso. Anziché contribuire alla salvaguardia della risorsa e al recupero dell’equilibrio ambientale, tali operatori diffondono un’immagine distorta e fuorviante della reale situazione produttiva, alimentando la percezione di un’abbondanza del prodotto che nei fatti non esiste. Questa narrazione ingannevole non solo danneggia i consumatori e le filiere virtuose, ma contribuisce a mascherare la gravità della crisi ambientale e produttiva che interessa il Mar Piccolo, compromettendo ogni serio tentativo di risanamento e rilancio del comparto mitilicolo tarantino. Il problema diventa insormontabile quando anche le istituzioni fanno “inconsapevolmente o meno” da cassa di risonanza a questa falsa realtà. Risolvere i problemi non vuol dire far finta che non esistano. Occorre una analisi inconfutabile ed una volontà istituzionale vera per uscire dal guado.

Taranto non è una cartolina. È un fronte aperto. E chi davvero la ama, oggi, dovrebbe schierarsi. Senza ambiguità. Senza convenienze. Senza lentezza.

Occorre onestà, occorre attenzione, occorre unione, occorre amare sul serio il nostro mare.

FIRMATO                                                                                                                    

COOPERATIVA NUOVA MAR IONIO TARANTO – EMILIO PALUMBO

UNCI AGROALIMENTARE – CARLA MACRIPO’

CONFCOOPERATIVE TARANTO/FEDERCOOPESCA – GIANLUCA BASILE

LEGACOOP AGROALIMENTARE TARANTO/DIPARTIMENTO PESCA – COSIMO BISIGNANO

CONFESERCENTI CASAIMPRESA TARANTO – COSIMO D’ANDRIA

FAI CISL – ALESSANDRO GESUE’

FLAI CGIL – LUCIA LAPENNA

UILA PESCA – VINCENZO GUARINO

Crisi della mitilicoltura tarantina, ma si guarda con fiducia alla produzione settembrina

La UILA Pesca: tutelare la cozza tarantina significa salvaguardare una tradizione identitaria

La mitilicoltura tarantina sta attraversando una fase estremamente delicata. La presenza delle cozze nostrane sui banchi di pescherie e mercati rionali è oggi assai limitata, a causa delle temperature anomale che nell’estate 2024 hanno compromesso pesantemente la produzione locale.

“Il nostro prodotto è stato colpito in modo drammatico – spiega Vincenzo Guarino, segretario provinciale della UILA Pesca Taranto –. Su una potenzialità di circa 14.000 tonnellate, il caldo record ha causato la perdita del 70% del prodotto adulto e del 90% della semenza. Ciò che oggi troviamo in commercio è una minima parte sopravvissuta, molto apprezzata ma insufficiente a soddisfare la domanda”.

Nonostante le difficoltà, non manca uno spiraglio di speranza. “Il seme del 2025 sta mostrando segnali incoraggianti – prosegue Guarino –. L’assenza di sovraffollamento nel Mar Piccolo ha favorito condizioni migliori per lo sviluppo: più spazio, più ossigeno e, secondo alcuni operatori, una maggiore resistenza al caldo. Se non interverranno eventi climatici straordinari, potremmo tornare a vedere le cosiddette ‘cozze settembrine’: piccole, di ottima qualità, molto apprezzate a livello locale per la preparazione di primi piatti. E il prossimo anno, auspicabilmente, la produzione potrà tornare ai livelli consueti”.

Nel frattempo, la UILA Pesca richiama l’attenzione sulle criticità strutturali del comparto, a partire dalla necessità di completare i progetti di bonifica del primo seno del Mar Piccolo. “Si tratta di un intervento fondamentale, da pianificare nel medio-lungo periodo – sottolinea Guarino –. Ma nel frattempo è indispensabile accelerare sul fronte della decontaminazione, per la quale è già in corso un progetto condiviso tra il Commissario per le bonifiche, il CNR, l’ASL e il Comune di Taranto”.

Parallelamente, si punta all’individuazione di nuove aree di produzione nel Mar Grande, adeguatamente attrezzate per ospitare impianti di stoccaggio e favorire la naturale stabulazione dei mitili allevati nel primo seno. Un’operazione che permetterebbe di superare i vincoli imposti dall’ordinanza regionale n. 188 del 25 marzo 2016.

A sostenere con forza l’importanza del comparto mitilicolo per l’economia e l’identità del territorio è anche Gennaro Oliva, coordinatore territoriale della UIL di Taranto:
“La cozza tarantina rappresenta non solo una eccellenza gastronomica, ma anche un presidio culturale, sociale ed economico del nostro territorio. È per questo che la UIL, in sinergia con la UILA Pesca, ha intenzione di portare questo tema all’attenzione del nuovo sindaco di Taranto, Piero Bitetti. Il confronto con l’amministrazione comunale sarà cruciale per individuare soluzioni concrete e condivise, capaci di tutelare un settore così strategico e le tante famiglie che da esso dipendono”.

Oliva ribadisce inoltre l’urgenza di garantire massima trasparenza e vigilanza sui mitili di importazione, affinché vengano rispettati i criteri di tracciabilità e venga impedita la reimmersione di prodotto non locale nel Mar Piccolo. “Il rispetto delle regole – conclude – è il primo passo per costruire un futuro solido e credibile per la mitilicoltura tarantina. Tutelare il lavoro, il mare e le sue risorse vuol dire anche tutelare il diritto dei cittadini a un’alimentazione sana, sicura e autenticamente legata alla nostra terra”.

UILTRASPORTI TARANTO: “GRAZIE A SERGIO PRETE PER LA DEDIZIONE AL PORTO E AI LAVORATORI”

Taranto, 11 giugno 2025 – La UILTRASPORTI di Taranto prende atto delle dimissioni dell’avv. Sergio Prete dal ruolo di Commissario Straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, che saranno effettive a partire dal 16 giugno.

“Con la sua uscita – dichiara il segretario generale UILTRASPORTI Taranto, Carmelo Sasso – si chiude un lungo ciclo durato oltre 14 anni, durante i quali Sergio Prete ha rappresentato un punto di riferimento per il sistema portuale tarantino. A lui va il nostro sincero ringraziamento per l’impegno, la competenza e la disponibilità mostrati in tutte le fasi più complesse e critiche della vita del porto. È sempre stato al fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, partecipando attivamente e con sensibilità a tutte le vertenze che hanno segnato la storia recente del nostro scalo”.

“Comprendiamo la sua scelta – prosegue Sasso – anche alla luce del clima di incertezza istituzionale che si è creato a livello nazionale sulla governance portuale. Il metodo con cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha gestito la procedura di nomina dei nuovi Presidenti, senza rispetto dei tempi, delle istituzioni e delle persone, è senza precedenti nella storia della legge 84/94. Siamo fortemente preoccupati per i ritardi e le tensioni che rischiano di paralizzare il sistema portuale italiano, Taranto compreso, in un momento in cui servirebbe invece una guida forte e chiara per affrontare le sfide della competitività e dello sviluppo”.

“A Sergio Prete – conclude Carmelo Sasso – rinnoviamo la nostra stima e gli auguriamo ogni bene per il suo futuro professionale. La sua esperienza resterà un patrimonio importante per la città, per il porto e per tutto il territorio ionico”.

Ex Ilva, ancora nessuna certezza dal Governo

Taranto, 10 giugno 2025 – La crisi dell’ex Ilva di Taranto entra in una fase sempre più delicata e preoccupante. L’incontro svoltosi ieri, lunedì 9 giugno, a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati ha lasciato dietro di sé più domande che risposte. Nessuna soluzione concreta è stata messa sul tavolo, solo un ulteriore rinvio di dieci giorni per provare ad arrivare a qualche certezza in più.

All’incontro hanno partecipato il Segretario generale nazionale della UILM, Rocco Palombella, e il Segretario generale della UILM Taranto, Davide Sperti, che hanno ribadito con forza la posizione del sindacato e denunciato l’assenza di misure efficaci per affrontare un’emergenza che riguarda migliaia di famiglie.

“Non abbiamo avuto alcuna rassicurazione sul futuro e nessuna garanzia sulla continuità produttiva,” ha dichiarato Rocco Palombella al termine del vertice. “Il Governo sta pensando a un decreto per garantire risorse solo per qualche mese, ma questo non è sufficiente. La situazione è drammatica e non accetteremo altri rinvii. Abbiamo chiesto misure straordinarie di risarcimento e giustizia sociale per tutti i lavoratori coinvolti.”

La realtà produttiva dello stabilimento di Taranto è sempre più fragile: attualmente è in funzione un solo altoforno, mentre un secondo è fermo per manutenzione fino alla fine dell’anno. Il recente incendio all’altoforno 1 ha aggravato ulteriormente lo scenario. Intanto, oltre 4.000 lavoratori sono già in cassa integrazione straordinaria, e l’azienda potrebbe estendere la misura fino a 5.500 addetti. I sindacati si oppongono con decisione, richiamando gli impegni presi negli accordi precedenti.

Senza una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e un accordo di programma chiaro che preveda l’avvio effettivo della decarbonizzazione, nessuna trattativa di vendita potrà essere chiusa. La principale, quella con la società azera Baku Steel, appare in una fase di stallo, complice il calo della produzione e l’assenza di un piano industriale definito. In attesa ci sono anche altri soggetti industriali, come Jindal e Bedrock Industries, ma nulla si muove finché non ci saranno certezze ambientali, legali e finanziarie.

La UIL di Taranto e la UILM sottolineano che la nazionalizzazione temporanea dell’ex Ilva è oggi l’unica strada per salvaguardare occupazione, sicurezza e rilancio produttivo. “Abbiamo proposto di rimettere in funzione gli impianti di verticalizzazione per salvare Taranto e l’intera catena produttiva. Ma il Governo continua a navigare nell’incertezza”, ha aggiunto Palombella.

Nel frattempo, la città di Taranto e i suoi lavoratori restano appesi a una promessa di intervento che si fa attendere da troppo tempo. Il tavolo resta aperto, ma l’impressione è che il tempo utile per evitare il collasso del più grande polo siderurgico d’Europa stia per scadere.

Ballottaggio 2025: Piero Bitetti è il nuovo Sindaco di Taranto. Gli auguri della UIL con un appello al futuro della città

TARANTO 09 GIUGNO 2025 – La città di Taranto ha scelto: Piero Bitetti è stato eletto nuovo Sindaco al termine del ballottaggio odierno.
In un momento cruciale per il futuro del capoluogo ionico, la UIL di Taranto, attraverso il coordinatore Gennaro Oliva, rivolge al neo Primo Cittadino i più sentiti auguri di buon lavoro.

“La campagna elettorale si è conclusa. Ora si apre una fase decisiva: è il momento della responsabilità, del confronto e della concretezza – afferma Oliva –. Taranto ha bisogno di risposte e azioni immediate su nodi strategici irrisolti che incidono direttamente sulla vita di migliaia di cittadini.”

La UIL richiama l’attenzione dell’Amministrazione comunale su alcune delle principali vertenze ancora aperte: la questione dell’ex Ilva, che continua a generare incertezza sul fronte occupazionale e ambientale; la valorizzazione del Porto e della Blue Economy, per dare respiro e futuro agli operatori del mare; la sanità, con particolare riferimento ai tempi di realizzazione del nuovo ospedale San Cataldo, infrastruttura fondamentale per garantire il diritto alla salute a tutto il territorio.

“Taranto deve ritrovare una nuova centralità, risalire le classifiche sulla vivibilità, sulla sicurezza, sulla qualità della vita – continua Oliva –. Servono politiche attive per i giovani, ma anche per gli anziani troppo spesso dimenticati, e una visione moderna e condivisa di sviluppo sostenibile.”

La UIL di Taranto conferma la propria disponibilità al dialogo istituzionale, al confronto costruttivo e alla collaborazione nell’interesse esclusivo della comunità tarantina.

“Siamo pronti a fare la nostra parte, con spirito di responsabilità e con la forza delle proposte concrete, perché Taranto merita un futuro migliore.”

𝗖𝗧𝗣 𝗧𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗼: 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗱𝘂𝘀𝘁𝗿𝗶𝗮𝗹𝗶 𝗮𝗹 𝗙𝗮𝗿 𝗪𝗲𝘀𝘁!

Si è svolta in data 06.06.2025 presso la sede aziendale l’incontro per la prima fase delle procedure di raffreddamento, chiuse negativamente, tra le OO. SS. FILT-CGIL, FIT-CISL, UILTrasporti, Faisa Cisal e il CTP S. p. A. Taranto.

Diverse le criticità sollevate dalle OO. SS. in primis la scarsa qualità delle corrette relazioni industriali, mancato accordo Premio di Risultato 2025/2027 e azioni unilaterali in merito all’Organizzazione del Lavoro.

Nonostante al primo punto ci fosse la scarsa qualità delle corrette relazioni sindacali la direzione aziendale, come succede “nelle vecchie osterie”, chi urla di più ha ragione, ha tenuto un tono di voce al di sopra di ogni normale decibel prescritto dalla normativa sulla sicurezza, rimarcando le sue ragioni senza dare spiegazioni in merito alle problematiche evase dalle OO. SS.

L’incontro verso la fine si è trasformato in un alterco da bar o da saloon, in cui nessun funzionario aziendale presente ha riportato alla calma, ma solo la buona educazione dei dirigenti sindacali che hanno assistito attoniti ed esterrefatti alle urla disumane proferite dal direttore del CTP nei confronti del RSA aziendale della FIT-CISL ad una semplice domanda, proseguite con calci alle sedie e urlando ad un palmo di naso al dirigente e lo intimava ad uscire dall’Azienda immediatamente. Forse nervoso per un Ordine di Servizio emanato a sua firma alle ore 10, poco prima l’inizio della riunione, subito dopo ritirato per leggerezza o per mancanza di conoscenza della materia??   Inoltre  Ci  chiediamo ….

Ma davvero un Direttore di azienda può permettersi tali atteggiamenti aggressivi e minacciosi?

I segretari Territoriali F. Zotti – FILT Cgil, Cinzia Fumarola – FIT CISL, C. Sasso – Uiltrasporti e P. Greco – Faisa Cisal stigmatizzano quanto accaduto ed esprimono vicinanza e solidarietà al RSA che preso dal panico per l’aggressione ricevuta si è dovuto recare al pronto soccorso dove gli hanno refertato una prognosi di 5 giorni per alterazione psicofisica.

Purtroppo non è il primo episodio di questa natura, questi atteggiamenti il direttore del CTP li assume

ogni qualvolta non si è d’accordo con la sua linea aziendale, spesso un prendere o lasciare.

 

Siamo preoccupati dalla conduzione aziendale sinora “ tutta rosa e fiori” dovuta al ristoro di circa €

6.500.000 da parte di COTRAP, vecchie rivenienze, e dal ristoro del sub affidamento a Sabato/Scoppio più volte sanzionato dall’ANAC per evidenti anomalie nell’affidamento.

Le Segreterie Aziendali e Territoriali di Filt Cgil Fit Cisl Uiltrasporti e Faisa Cisal chiedono un immediato intervento al neo Presidente della Provincia di Taranto, Dott. Gianfranco Palmisano, al fine di riportare un giusto clima di corrette relazioni industriali.

Contestiamo alla dirigenza aziendale i riconoscimenti economici solo per alcuni dipendenti senza alcun confronto con le OO.SS. Ci chiediamo inoltre, come la dirigenza aziendale rinneghi l’ottimo risultato raggiunto da tutti i dipendenti ma che scrive in bilancio una considerevole premialità al Direttore addirittura superiore al corrispettivo annuo percepito dal Direttore Aziendale.

Continuiamo a credere nella validità delle nostre proposte e ribadiamo con fermezza la necessità di raggiungere un accordo condiviso che soddisfi e salvaguardi il benessere dei lavoratori.

Per quanto accaduto oggi investiremo gli organi competenti e pertanto avvieremo la seconda fase delle procedure di raffreddamento per dare risposte concrete e restituire dignità e soprattutto rispetto per i lavoratori tutti che hanno consentito e consentono di raggiungere gli obiettivi aziendali.

 

FILT – CGIL FIT – CISL UILTRASPORTI FAISA-CISAL
F.Zotti C. Fumarola C. Sasso P. Greco
V. Scarci C. Cuscela V. Girardi L. Pastore