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Sportello legale ufficio Pari Opportunità UIL Taranto

⚖️ 𝕊𝕡𝕠𝕣𝕥𝕖𝕝𝕝𝕠 𝕝𝕖𝕘𝕒𝕝𝕖 𝕦𝕗𝕗𝕚𝕔𝕚𝕠 ℙ𝕒𝕣𝕚 𝕆𝕡𝕡𝕠𝕣𝕥𝕦𝕟𝕚𝕥𝕒’ 𝕌𝕀𝕃 𝕋𝕒𝕣𝕒𝕟𝕥𝕠

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💼 Pratiche di sᴇᴘᴀʀᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴄᴏɴsᴇɴsᴜᴀʟᴇ ᴏ ɢɪᴜᴅɪᴢɪᴀʟᴇ, divorzio, unioni civili, contratti di convivenza, riconoscimento di paternità, tutela dei minori, successioni, diritti ereditari e donazioni.

👩🏽‍⚖️ L’avv. 𝗜𝗹𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗚𝘂𝗮𝗹𝗮𝗻𝗼 svolge inoltre attività di assistenza e tutela legale in materia di obbligazioni (recupero crediti insoluti e contrattualistica in genere) e della responsabilità civile, ivi compresa la malasanità e l’infortunistica stradale.

🆘 L’avv. Gualano offre, inoltre, ai propri assistiti meno abbienti la possibilità di essere rappresentati in giudizio, sia per agire che per difendersi, a spese dello Stato, attraverso il gratuito patrocinio.

☝🏼 Per info 👉🏼 Coordinatrice Pari Opportunità UIL Taranto 𝘿𝙤𝙧𝙞𝙖𝙣𝙖 𝘾𝙖𝙡𝙚𝙖𝙣𝙙𝙧𝙤 3248870851

INPS conferma il -30% dell’assegno pensionistico alle donne: “E’ ora di affrontare seriamente la tematica”

Da settimane sul tavolo del Governo Meloni si discute della “Opzione Donna” ovvero della possibilità che viene data alle lavoratrici di accedere al prepensionamento.  I requisiti per accedervi, però, hanno sollevato non poche problematiche che i rappresentanti istituzionali insieme alle parti sociali sono chiamati a risolvere entro l’anno.  Ma altra problematica non ancora snocciolata è legata all’assegno pensionistico delle donne che secondo l’Osservatorio INPS risulta essere inferiore del 30% rispetto a quello percepito dagli uomini.

Sulla questione interviene Doriana Caleandro, coordinatrice Pari Opportunità della UIL di Taranto.

“Se per gli uomini l’assegno medio è di 1.381 euro, per le donne si ferma a 976 euro al mese con una differenza di circa il 30%, che in denaro si traduce mensilmente in 400 euro in meno per le donne. Eppure sulle 779.791 pensioni erogate nel 2022 le donne sono 437.596 contro 342.195 degli uomini.

Ancora ad oggi molti non hanno la reale percezione di questo gap perché si usano parametri che fanno un’istantanea del momento non stimandola in base all’intero arco lavorativo. E proprio a fine rapporto lavorativo questo divario diventa tristemente palese: siamo lontani da una vera parità salariale.

Le cause sono sempre le stesse, purtroppo sempre culturali. Quante donne hanno anteposto al diritto al lavoro a quello della cura dei figli e dei familiari non autosufficienti? Quante di noi hanno dovuto rinunciare a una carriera professionale dovendosi accontentare di un part-time? Quante non ammesse al lavoro perché giudicate in età troppo fertile? E quante ancora costrette ad arrangiarsi ad un contratto non qualificato?

Oggi si è poveri anche lavorando, ma sicuramente la situazione si aggrava se vista al femminile: al sud di questa bella Italia le donne subiscono discriminazione territoriale, di genere e generazionale. Come fai ad avere l’opportunità di una occupazione retribuita se poi non hai strutture pubbliche dedicate alla cura?  Asili nido, mense scolastiche, centri estivi, case di cura, case di riposo sempre troppo poche o inesistenti.

Il sindacato ha un ruolo fondamentale per abbattere le discriminazioni di genere. Ha lo strumento della contrattazione, che ad oggi, più che mai, incentiva quelle buone prassi che diventano strutturali, come il welfare, il sostegno alla genitorialità e una migliore conciliazione dei doveri casa/lavoro. Consapevoli del fatto che l’occupazione femminile e la relativa autonomia economica siano di base un bene per l’intera società del terzo millennio.

È il momento di affrontare la questione perché la parità di genere non resti soltanto un bell’ideale a cui tendere ma diventi concretezza per un Paese che ha nella Costituzione il principio dell’uguaglianza”.